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newsletter n°9 del 14 marzo 2006


N.11 - Settimana dal 14 al 20 marzo 2006
 
 IMMIGRAZIONE: RISORSA IRRINUNCIABILE PER LE IMPRESE AGRICOLE
La maggioranza degli stagionali extracomunitari e neocomunitari in arrivo in Italia lavorerà in agricoltura dove lo scorso anno hanno trovato occupazione quasi centoventimila immigrati che rappresentano oltre il 10% del totale dei lavoratori agricoli. E’ quanto ha affermato la Coldiretti in riferimento al decreto flussi per l’ingresso di 170mila lavoratori extracomunitari nel 2006 che ha previsto la presentazione delle domande di assunzione da parte degli aspiranti datori di lavoro, a partire dalle ore 14.30 di  martedì 14 marzo.
I nuovi arrivi seguono da vicino quelli già autorizzati con la pubblicazione del decreto flussi per cittadini neocomunitari con il quale a partire dal 2 marzo è stato dato il via libera all’assunzione di altri 170mila lavoratori provenienti da Paesi entrati a far parte dell’Unione Europea come Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Slovenia o Ungheria.
Complessivamente potranno dunque raggiungere le 340mila unità i cittadini “stranieri”, extracomunitari o neocomunitari, che entreranno in Italia nel 2006 per lavorare nelle famiglie o nelle imprese presenti sul territorio nazionale. La maggioranza di questi lavoratori troverà occupazione nel settore dell'assistenza domestica sempre più richiesta nelle famiglie italiane, mentre tra le attività produttive per i lavoratori stagionali le maggiori domande arrivano dal settore dell’ agricoltura e da quelli turistico alberghiero ed edile.
Sono quasi quarantamila le imprese agricole italiane che si avvalgono della collaborazione di lavoratori immigrati. Nel 75% dei casi si tratta di aziende che offrono lavoro di tipo stagionale anche se non mancano occupazioni a tempo indeterminato soprattutto nell’allevamento del bestiame. Negli ultimi anni la presenza di lavoratori immigrati nei campi è cresciuta con tassi di incremento annui a due cifre e oggi sulla base dell'ultima indagine Inea i lavoratori stranieri occupati in agricoltura sono circa 117.000 concentrati per circa la metà nelle Regioni del Nord (48%), ma presenti anche nel sud e isole (37%) e nel centro Italia (15%). Una realtà che è divenuta una componente strutturale di molti  "distretti agricoli" come nel caso della raccolta delle fragole nel veronese, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell'uva in Piemonte, del tabacco in Umbria e Toscana e dell'allevamento in Lombardia.
L’immigrazione legale è una risorsa per il paese e da una corretta e tempestiva programmazione degli ingressi di lavoratori provenienti dall’estero può venire - sostiene la Coldiretti - un contributo determinante alla crescita economica, ma anche alla lotta alla clandestinità e al lavoro nero. Per questo è necessario che la programmazione degli ingressi risponda alle esigenze delle imprese e dei lavoratori sia nel numero dei permessi accordati, ma anche nei tempi del loro rilascio. Occorre  superare i ritardi che fanno perdere importanti opportunità di crescita  tenendo in considerazione che la domanda di lavoro nei campi è legata ai cicli stagionali della produzione che non possono essere rinviati.
 

 FESTA DEI LAVORATORI: LA COLDIRETTI INCONTRA PAPA BENEDETTO XVI
“Dall’incontro con il Santo Padre, al quale vanno i migliori auguri, esce rafforzato l’impegno a conciliare il mercato con i valori profondi del lavoro in campagna e a promuovere con forza e decisione un'agricoltura attenta alla sicurezza alimentare e ambientale, al servizio del bene comune.” E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Paolo Bedoni che ha seguito con oltre cinquecento imprenditori agricoli provenienti da tutte le regioni alla Celebrazione Eucaristica per il mondo del lavoro presieduta dal Santo Padre Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro, in occasione del proprio onomastico, nell’ambito dell’incontro promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana in occasione della Festa di San Giuseppe.
L’esperienza del lavoro in campagna oggi è una opportunità per tanti giovani ed immigrati perché ha retto all'impatto di un processo di esasperazione e di omologazione dei consumi che sembrava destinato a travolgerla e da quella fase è emersa - ha sottolineato il presidente della Coldiretti - proponendosi come un elemento vitale dell'economia e della società del futuro per effetto di un processo di profondo rinnovamento che ha come fondamento i principi della qualità dei prodotti e della sicurezza alimentare ed ambientale.
Grazie alla "strategia di rigenerazione" della quale la Coldiretti si è fatta interprete - ha precisato Bedoni - i valori profondi del vivere in campagna si sono ritrovati in una visione nuova e moderna in cui il cittadino e il consumatore ritrovano le ragioni di un'alleanza tra campagna e città che sembrava smarrita e che invece è vitale per la società contemporanea. Una responsabilità etica nel lavoro che è il fondamento della nostra identità e - ha concluso il presidente della Coldiretti - alla base del nostro essere una forza sociale sia nell'attività imprenditoriale sia nell'impegno sociale.  

 OGM: DOPO LA SENTENZA DELLA CONSULTA SERVE UN DIBATTITO PUBBLICO 
Il fatto che il 77% degli italiani, secondo il sondaggio Eurobarometro, sia  preoccupato della presenza di organismi geneticamente modificati (Ogm) negli alimenti dimostra la necessità di aprire un dibattito pubblico e di investire nella ricerca per evitare di aprire la strada al rischio di contaminare irreversibilmente l’ambiente e di danneggiare la salute dei cittadini”. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento alla decisione della Consulta sulla legge per la coesistenza di colture Ogm a fini produttivi e al rinvio della discussione sullo schema di proposta per l'adozione del decreto ministeriale sulle norme quadro della coesistenza delle colture agricole Ogm con quelle tradizionali e biologiche, depositato al tavolo agroalimentare.
L’Italia,  con il primato europeo nella qualità alimentare, ottenuto proprio grazie al divieto di coltivazioni Ogm nei campi nazionali e alla leadership nei prodotti tipici e biologici, è tra i paesi in Europa dove è più forte la preoccupazione dei cittadini nei confronti del biotech nel piatto (77% rispetto alla media del 62%) e per questo bisogna essere fermi nel rispetto del principio di precauzione.
I recentissimi risultati di una ricerca scientifica Made in Italy, realizzata dall’Inran su incarico del Ministero delle Politiche Agricole, hanno messo in evidenza – ha evidenziato la Coldiretti - “alcune modifiche nella risposta immunitaria sia intestinale sia periferica nei topi alimentati con farina transgenica rispetto a quelli alimentati con farina convenzionale”. Mentre sul piano ecologico dalla sperimentazione in campo sono emerse differenze nell’analisi ecofisiologica tra coltivazioni Ogm e non Ogm che rendono necessario “effettuare ulteriori analisi mirate ad analizzare eventuali effetti non solo nell’immediato, ma anche a medio - lungo termine”.
Una conferma per la stragrande maggioranza degli imprenditori agricoli nazionali che secondo la stessa ricerca Inran è contraria all’utilizzazione degli organismi geneticamente modificati perché guarda al mercato e  vuole rispondere alle domande dei cittadini che non vogliono il biotech nel piatto.