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newsletter n°21 del 10 ottobre 2006


Settimana dal 10 al 16 ottobre 2006  
 BEDONI: NO ALLE MISCELE DI OLIO D’OLIVA CON ALTRI OLI
La possibilità di allungare l’olio di oliva con oli diversi e di minore qualità per ottenere miscele che ingannano i consumatori e danneggiano gli imprenditori agricoli nazionali mette in grave pericolo la credibilità del Made in Italy nel mondo e apre le porte alle truffe. E’ quanto ha affermato il Presidente Paolo Bedoni in riferimento all’incontro che si è svolto il 13 ottobre scorso presso il Ministero per le Politiche Agricole e Forestali sulla eventuale autorizzazione alla produzione, prevista da una norma comunitaria.
L’effetto per i consumatori – ha sottolineato -  sarebbe l’arrivo sugli scaffali dei supermercati di olio di oliva mischiato con quelli di semi o di palma secondo una alchimia di laboratorio che legalizza di fatto quelle truffe contro cui sono impegnati oggi le forze di Polizia, secondo quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Ispettorato Repressioni Frodi. Una norma che è quindi – ha affermato Bedoni - in evidente contraddizione con l’esigenza di dare trasparenza al mercato dell’olio d’oliva, in una fase di espansione dei consumi in Italia e all’estero.
Un settore simbolo del made in Italy per i suoi effetti sulla salute, con la dieta mediterranea, a difesa del quale occorre invece intervenire attraverso l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine del prodotto e l’attuazione di un piano di controlli mirato ed efficace. Una richiesta di trasparenza alla quale l'Italia deve al più presto rispondere con l'attuazione della legge 204/2004, sostenuta dal milione di firme raccolte dalla Coldiretti, che prevede l'obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti i prodotti agricoli di base utilizzati e impedisce di fatto che sia spacciato come Made in Italy olio ottenuto con olive tunisine o spagnole.
L’eventuale via libera all’olio di oliva allungato invece fa sì che si radichi definitivamente sui mercati internazionali un falso olio Made in Italy magari imbottigliato sul suolo nazionale, ma ottenuto con olive straniere o mischiato con  prodotti diversi con un grave danno ai consumatori e al reddito delle imprese agricole italiane. Una situazione inaccettabile che toglie spazio di mercato alla produzione nazionale perché sfrutta l'immagine positiva di un territorio e di uno stile ineguagliabili a vantaggio di alimenti che nulla hanno a che fare con il tessuto produttivo.
 

 FINANZIARIA: STOP AI SACCHETTI SPESA DI PLASTICA DAL 2010
Per combattere l’inquinamento bisogna recuperare, a partire dalla finanziaria, il ritardo accumulato rispetto a Paesi come la Francia dove è già in vigore l’obbligo di sostituire le tradizionali bustine della spesa di plastica con materiali biodegradabili di origine agricola nazionale a partire dal 2010. E’ quanto ha affermato il Segretario generale della Coldiretti Franco Pasquali all’incontro di Novara sul tema “Oltre il petrolio, verso la bioeconomia: la bioraffineria integrata nel territorio” nel corso del quale è stato annunciato l’avvio a Terni della prima bioraffineria italiana, unica al mondo nel suo genere, nata a Terni dalla collaborazione tra Novamont e Coldiretti con la costituzione di una società paritetica tra Novamont S.p.A. e una cooperativa partecipata da 600 imprenditori agricoli, allo scopo di massimizzare la specializzazione delle colture, utilizzare a pieno i residui e accorciare la catena del valore.
In Italia ci sono i terreni, le coltivazioni e le capacità imprenditoriali per un contributo concreto dell’agricoltura alla riduzione dell’inquinamento ambientale e le bioplastiche - ha sottolineato il segretario generale della Coldiretti - sono una autentica espressione delle nuove opportunità che offre l’agricoltura per lo sviluppo sostenibile, in una moderna società post industriale, di fronte alla crescente domanda di sicurezza alimentare ed ambientale dei cittadini.
La Coldiretti, in occasione del tavolo di concertazione sulla finanziaria, ha consegnato al Governo un documento di proposte su “Il contributo dell’agroalimentare “Made in Italy” alla crescita del Paese: una opportunità per le imprese e per il cittadino-consumatore” con le quali si propone anche di incentivare l’innovazione con lo sviluppo in Italia dell’energia verde e delle bioplastiche. D’altra parte in Francia la legge di orientamento per l’agricoltura del 2006 prevede il divieto “dal primo gennaio 2010 della distribuzione al consumatore finale, a titolo gratuito o oneroso, dei sacchetti a uso unico in plastica non biodegradabile” e lo stesso Presidente della Repubblica Jacques Chirac è intervenuto per sottolinearne le prospettive positive per l’agricoltura, l’ambiente e i cittadini.
In Italia ogni anno vengono consumate circa 300mila tonnellate di plastica tradizionale per sacchi e sacchetti di ogni genere, ottenuti con il consumo di 200mila tonnellate di petrolio l’anno che potrebbero essere sostituiti da prodotti biodegradabili. Per sostituirli completamente è sufficiente mettere a coltivazione appena 200mila ettari di terreno con un sicuro effetto sulla riduzione dell’inquinamento ambientale anche grazie all’emissione di 400mila tonnellate di anidride carbonica in meno, che giustifica la differenza di costo che ammonta a pochi centesimi e tende progressivamente a ridursi (8 centesimi per il sacchetto biodegradabile rispetto ai 5 di quello in plastica tradizionale). Si tratta di una innovazione per affrontare le difficoltà energetiche e l’inquinamento che sono i due principali fattori di ostacolo alla crescita.
  

 TRUCIOLI NEL VINO: NO A INGANNI PER CONSUMATORI E PRODUTTORI 
L’utilizzazione dei trucioli per invecchiare il vino aggravata dalla mancanza di una informazione trasparente inganna i consumatori e danneggia i produttori che si impegnano nel mantenimento di tecniche tradizionali, quali la maturazione dei vini in botti di legno. E’ quanto ha affermato la Coldiretti nel commentare negativamente il Regolamento CE pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea che ha dato di fatto il via libero definitivo all'utilizzo dei trucioli.
L’Italia che rappresenta circa il 25% delle esportazioni mondiali e ha conquistato negli Usa il primato delle vendite, deve scegliere senza indugio la strada della qualità e della trasparenza senza cedere alle tentazioni di una concorrenza fondata sulla bassa qualità che non valorizza le potenzialità del territorio nazionale. Una necessità per non compromettere la crescita tumultuosa fatta registrare dal vino Made in Italy che nel primo semestre del 2006 secondo l’Istat ha realizzato un boom dell’8% nel valore delle esportazioni.
Si tratta di un patrimonio economico e di immagine per le imprese nazionali che va difeso nei confronti delle imitazioni e della concorrenza sleale fondata sulla mancanza di trasparenza nell’informazione sulle caratteristiche dei prodotti in riferimento alle modalità di invecchiamento e alle tecniche utilizzate, come l’utilizzazione dei trucioli per invecchiare il vino che, senza un’etichettatura trasparente, inganna i  consumatori e danneggia i produttori impegnati nel mantenimento di tecniche tradizionali, quali la maturazione dei vini in botti di legno.
 

 ALIMENTAZIONE: NEL MONDO 1 SU 4 SOFFRE DI FAME O PER L’OBESITÀ 
Nel mondo una persona su quattro soffre per la fame o per il soprappeso e l’obesità che rappresentano un pericolo crescente per la salute su scala globale a causa di malattie come il diabete e problemi cardiaci che rischiano di diventare cronici nelle nuove generazioni che potrebbero essere le prime a vivere meno a lungo dei propri genitori. E’ quanto ha affermato la Coldiretti in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione promossa dalla Fao nel sottolineare che nel mondo sono 1,8 miliardi coloro che subiscono gli effetti degli squilibri alimentari con obesità e soprappeso che interessano un miliardo di persone, un numero superiore agli 800 milioni che soffrono di denutrizione.
Negli ultimi anni al problema dei gravi ostacoli alla corretta distribuzione del cibo, che causa carestie e malnutrizione in molti parti del pianeta, si sono aggiunti gli effetti negativi della sovralimentazione che, dopo i Paesi ricchi, comincia ad interessare anche ampi segmenti della popolazione di paesi in via di sviluppo come la Cina dove oggi un terzo dei maschi di età compresa tra i 3 e i 69 anni è soprappeso e il 9,3 per cento addirittura obeso.
Si tratta di un allarme su scala mondiale sul quale occorre intervenire attraverso l’educazione su abitudini di consumo corrette, promuovendo la diffusione di alimenti naturali come la frutta e verdura che garantiscono l’equilibrio dietetico e regolamentando la vendita di cibo spazzatura.