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newsletter n°20 del 26 settembre 2006


Settimana dal 26 settembre al 3 ottobre 2006  
 TAVOLO AGROALIMENTARE: LE PROPOSTE DELLA COLDIRETTI
Il presidente della Coldiretti Paolo Bedoni, in occasione del tavolo agroalimentare di concertazione, al quale hanno partecipato tra gli altri il Presidente del Consiglio Romano Prodi, il sottosegretario alla Presidenza Enrico Letta, il Ministro delle Politiche Agricole Paolo De Castro, il Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio e il Vice Ministro dell’Economia Vincenzo Visco, ha presentato un documento contenente le proposte dell’Organizzazione su “Il contributo dell’agroalimentare “made in Italy” alla crescita del Paese: una opportunità per le imprese e per il cittadino-consumatore”.
L’agroalimentare “made in Italy” – si evidenzia nel documento - può offrire un contributo determinante allo sviluppo dell’economia del Paese. La Coldiretti ha proposto un pacchetto di misure immediatamente realizzabili per accelerare il processo di riforme nel comparto agroalimentare e sostenere la competitività delle imprese. Misure innovative, che sono perfettamente in linea con l’impostazione e con gli obiettivi del Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef), che sono pienamente coerenti con la riforma della politica agricola europea e che riguardano la qualità delle produzioni, un impiego strategico delle risorse comunitarie, la mappatura del potenziale produttivo agroalimentare nazionale e l’etichettatura di origine delle produzioni, soprattutto dopo le recenti emergenze sanitarie.
Il cardine su cui dovrà imperniarsi l’azione concertativa territoriale, rispetto alla predisposizione dei PSR, sarà quello della rinnovata centralità dell’impresa agricola, che nella sua nuova veste multifunzionale assume un ruolo determinante circa il tema dello Sviluppo Territoriale e Locale.
Le proposte della Coldiretti riguardano inoltre la politica energetica e la capacità delle imprese agricole di contribuire alla produzione di energia pulita e rinnovabile. In particolare si propone di incentivare, con apposite misure, investimenti per la realizzazione di impianti per la produzione di energia a basso impatto ambientale alimentati con prodotti di origine agricola e di progetti per l’innovazione con le bioplastiche contro l’inquinamento ambientale.
Le proposte della Coldiretti prevedono infine interventi per l’emersione del lavoro con l’estensione al settore agricolo del cuneo fiscale e interventi sulla forma societaria affinché si completi il processo di sviluppo dell’imprenditorialità nel settore. L’efficacia di queste misure è legata al rispetto dei principi di stabilità fiscale e previdenziali fissati nel Dpef e confermati dal Governo al tavolo agroalimentare.
 

 FRUTTA:  FALSO ALLARME DELL’INDUSTRIA SUI PREZZI DEI SUCCHI
Dai produttori italiani di succhi e bevande di frutta aderenti all’Aiipa Confindustria sono state espresse “forti preoccupazioni per l'impatto negativo che potrebbe ripercuotersi, sia sulle stesse aziende che sull'intera filiera, dall'aumento delle materie prime, cioè essenzialmente frutta''. Secondo gli industriali trasformatori, per la frutta italiana gli aumenti di costo all'origine si sarebbero attestati, rispetto alla campagna 2005, intorno al 40% (soprattutto per albicocche, pere e mele) e addirittura al 65%  per quanto riguarda le pesche. Leggermente diverso il quadro per i prodotti con provenienza straniera: per pompelmi e ananas gli incrementi di costo avrebbero raggiunto  il 30%, con punte del 60 per cento per quanto riguarda le arance.
Dati, questi, che sono stati duramente contestati dalla Coldiretti secondo la quale dopo anni in cui l’industria alimentare dei succhi ha sottopagato a pochi centesimi la frutta agli imprenditori agricoli, il falso allarme prezzi suona come un clamoroso pretesto per coprire speculazioni di mercato e spinte inflazionistiche. I prezzi dei succhi di frutta in vendita sul mercato, infatti, dipendono per il 90% cento da voci diverse dalla frutta stessa che molti imprenditori agricoli hanno smesso di coltivare proprio perché i costi di produzione negli scorsi anni hanno superato i ricavi derivanti dalla vendita alle industrie.
Anziché lanciare allarmi ingiustificati l'industria alimentare dovrebbe – ha precisato la Coldiretti - lavorare sulla trasparenza delle etichette con l'indicazione della provenienza della componente agricola degli alimenti per non far cadere i consumatori nei rischi dell'inganno dei prodotti stranieri come le arance spacciati come nazionali.
  

 LA “BIODOMENICA” NELLE PIAZZE A SOSTEGNO DEL MARCHIO BIOLOGICO ITALIANO 
L’Italia con un terzo delle imprese biologiche europee ed un quarto della superficie bio dell’Unione conferma la propria leadership nel vecchio continente ed aumenta del 12 per cento i terreni  coltivati che superano il milione di ettari (1.067.101,66 ettari) e del 22 per cento il numero di imprese agricole coinvolte (49.859). E’ quanto è emerso nel corso della Biodomenica organizzata da Coldiretti, Aiab (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) e Legambiente il primo ottobre in un centinaio di piazze in tutta Italia dove oltre un milione di cittadini sono scesi per gustare, conoscere e sostenere il biologico Made in Italy.
Si tratta di un patrimonio economico, sanitario e ambientale che da solo non basta a sostenere le competitività delle imprese sul mercato che a livello nazionale rappresenta il 2% della spesa alimentare con un fatturato complessivo stimato pari ad 1,5 miliardi di Euro. Il bio è buono e non solo da mangiare, ma può anche essere conveniente: acquistare prodotti biologico direttamente dai produttori oltre a garantire la certezza dell’origine fa risparmiare: il prezzo di acquisto in fattoria e spesso inferiore a quello degli analoghi prodotti non biologici venduti in negozi e supermercati.
Anche in considerazione della delega attribuita al Governo, Coldiretti, Aiab e Legambiente hanno sollecitato interventi per il sostegno al settore con misure di  trasparenza, per rendere riconoscibili le specificità e le garanzie offerte dalla produzione Made in Italy, rendendo operativo il marchio del biologico italiano per colmare il ritardo del nostro Paese nei confronti di Francia, Germania, Austria, Belgio, Svizzera, Olanda, Svezia e Danimarca che hanno da tempo fatto questa scelta.
Misure quanto mai opportune considerato che in un anno è aumentata di undici volte (+1057 per cento) la produzione biologica della Cina che ha conquistato il secondo posto a livello mondiale con una superficie coltivata bio di oltre tre volte superiore a quella in Italia che, scalzata dal podio occupato lo scorso anno, scende al quarto posto ma consolida però la leadership europea. Il “grande balzo in avanti” della produzione cinese ha comunque fatto crescere le coltivazioni biologiche che ora nel mondo  hanno una estensione comparabile all’intero territorio italiano pari a 31,5 milioni di ettari nel 2005 (+ 19 per cento) dei quali  12,1 si trovano in Australia (+ 7,3 per cento), 3,5 in Cina (+ 1057 per cento), 2,8 in Argentina (stabile) e 1 in Italia (+12,8 per cento). Tuttavia mentre le quantità prodotte nelle Americhe, in Europa e in Oceania sono aumentate debolmente di qualche punto percentuale, sono esplosivi i tassi di crescita in Africa (+130 per cento) e soprattutto in Asia con la Cina che diventa un protagonista del mercato mondiale del biologico la cui domanda vale complessivamente 23,5 milioni di euro, cresce del 11,2 per cento e si concentra in Europa e Nord  America. Un profondo cambiamento frutto di una vera “rivoluzione culturale” nelle campagne cinesi dove per soddisfare i bisogni alimentari della popolazione interna si è cercato di aumentare le quantità con ogni mezzo: dagli organismi geneticamente modificati (Ogm) all’uso intensivo e incontrollato di pesticidi, dallo sfruttamento del lavoro a quello dell’ambiente.
 

 SALUTE: L’ITALIA E’ PAESE UE DOVE OVER 65 VIVONO SANI PIÙ A LUNGO   
Il fatto che l’Italia risulti tra i Paesi dell’Unione Europea quello dove gli “anziani” dopo i 65 anni hanno una aspettativa di vita in salute più lunga è certamente dovuto anche a una dieta alimentare fondata sul rispetto dei principi della tradizione mediterranea che devono essere trasmessi alle nuove generazioni dove cresce il rischio di malattie derivanti dall’obesità. E’ quanto ha affermato la Coldiretti sulla base delle elaborazioni dei dati dalla Commissione Europea in occasione della Festa nazionale dei Nonni.
Se mediamente un cittadino europeo dopo i 65 anni ha una aspettativa di vita di 10,1 anni se è uomo e di 10,7 anni se è donna per i coetanei italiani le probabilità salgono a ben 11,9 anni per gli uomini e addirittura a 14,4 per le donne che fanno segnare il record comunitario. Si tratta certamente di una buona notizia per gli “anziani” residenti in Italia dove peraltro la percentuale di persone con più di 65 è pari al 19%, la più alta tra i paesi dell’Unione a 25 in cui in media si registra una percentuale del 17%.
Pane, pasta, frutta, verdura, extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari secondo le caratteristiche proprie della dieta mediterranea portano dunque “fortuna” agli oltre dieci milioni di italiani over 65 che hanno ora una vita media di 77,4 anni per gli uomini e di 83,6 anni per le donne.
Si tratta di valori destinati a crescere nel tempo se le proiezioni comunitarie stimano che nel 2050 tre cittadini europei su dieci saranno “anziani” (30% per cento la media europea e ben il 35% in Italia) anche se preoccupa il recente allarme lanciato dal Congresso Internazionale sull’Obesità secondo il quale i ragazzi di questa generazione, per la prima volta nella storia, potrebbero essere i primi ad avere una vita più breve dei propri genitori per colpa delle malattie causate dall’obesità e dal soprappeso, come il diabete e i problemi cardiaci. Un allarme che rende necessario intervenire nelle scuole e nelle famiglie per modificare abitudini di consumo sbagliate che si sono diffuse anche nel nostro paese dove sono “fuori forma” ben il 36% dei ragazzi.