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Newsletter n° 2 del 10 gennaio 2006


N.2 - Settimana dal 10 al 16 gennaio 2006
 
 PAOLO BEDONI SU “FAMIGLIA CRISTIANA”: FATTE LE RIFORME BISOGNA APPLICARLE
“In anni in cui si è usata spesso, e non sempre a proposito, la parola “declino” per l’economia italiana, l’agricoltura ha scelto un percorso tutto suo in una direzione opposta, quella della “rigenerazione”. E’ stata la nostra scelta, la scelta della Coldiretti, e si è rivelata vincente. E’ stata la scelta del coraggio e dell’onestà, del realismo e della trasparenza in risposta a una sollecitazione della società italiana che aveva ed ha tutte le caratteristiche di una sfida di cultura e di civiltà, una sfida al cambiamento.
E’ in virtù del carattere vincente di questa scelta che noi possiamo oggi dare un messaggio positivo sul futuro. Non una pura e semplice elencazione di auspici e di buone speranze, come si usa fare ad ogni inizio di anno, ma una “agenda” di compiti ed impegni precisi che abbiamo preso e che perseguiremo con la massima determinazione affinché il processo di “rigenerazione” dell’agricoltura si sviluppi e coinvolga l’intera filiera agroalimentare.
Una filiera, vorrei sottolineare, in cui sono entrati a far parte, a pieno titolo, i consumatori. Non a caso noi abbiamo posto a fondamento della rigenerazione il “patto con il consumatore”. Quel “patto” è il nostro decalogo, la dichiarazione a tutto campo dei diritti e dei doveri reciproci che sono alla base di un rapporto nuovo – appunto “rigenerato” – tra l’agricoltura e la società italiana. Se il consumatore ci aiuta con scelte attente e coerenti, e sarà disposto a premiare la qualità, noi imprenditori agricoli saremo più forti nell’alimentare il circolo virtuoso della produzione in funzione della sicurezza alimentare ed ambientale. La politica deve incoraggiare questo processo senza ambiguità e soprattutto senza cedere a ricatti corporativi.
Dai principi di quel decalogo sono partite tutte le proposte che, nel giro di poco tempo, hanno totalmente riformato l’impianto della politica agricola italiana e che hanno messo l’Italia in condizione di sostenere una riforma innovativa della politica agricola europea che mette il nostro Paese, grazie al “made in Italy”, in condizione di svolgere un ruolo  trainante in Europa verso un sistema produttivo in grado di reggere l’impatto della globalizzazione.
La valorizzazione del legame del territorio non è un rifugio nel localismo ma, al contrario, l’apertura ad una competitività tutta giocata sulla qualità in un mercato che sempre più rifiuterà prodotti standardizzati e di scarso appeal per un consumatore sempre più consapevole e vigile nelle sue scelte. L’agricoltura italiana ha risorse imbattibili da mettere in gioco in questo confronto a viso aperto sul mercato che le nuove regole sul commercio internazionale  (WTO) hanno reso sempre più globale.
Oggi per l’impresa agricola italiana ci sono dunque tutte le condizioni per poter fare una scelta decisa a favore della crescita e dello sviluppo in un contesto sociale ed economico che l’asseconda e la sente funzionale ad un progetto di qualità della vita alla quale il settore agricolo può dare un contributo ben più alto di quanto possa far pensare la sua limitata incidenza sul prodotto nazionale lordo.
Noi abbiamo la fortuna, non sappiamo quanto meritata, di poter pienamente conciliare gli interessi dell’impresa con quelli della società nel suo insieme. Le riforme le abbiamo fatte in Italia e in Europa. Ora vanno attuate senza indugio. E questa è la battaglia che ci attende. Da imprenditori e da cittadini”.
 

 GRANO CONTAMINATO: PIU’ SICUREZZA CON L’ORIGINE IN ETICHETTA
È necessario estendere a tutti i prodotti alimentari l'obbligo di indicare in etichetta il luogo di coltivazione o allevamento dei prodotti agricoli impiegati negli alimenti per impedire che emergenze sanitarie anche causate da episodi criminali di avvelenamento e contraffazione si traducano in gravi rischi per la salute dei cittadini. E’ quanto ha affermato la Coldiretti in riferimento all’arresto dell’industriale Francesco Casillo, in relazione alla presunta importazione di grano di provenienza canadese contaminato da ocratossina, una sostanza nociva e cancerogena, sequestrato su una nave proveniente dalla Grecia e battente bandiera di Hong Kong.
Per combattere le contraffazioni e per garantire la rintracciabilità delle produzioni, maggiori controlli e scelte di acquisto consapevoli ai consumatori, di fronte alle emergenze sanitarie che si rincorrono, è necessario che l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza sia esteso a tutti gli alimenti, dal grano al pane e alla pasta, dalla carne di maiale all’extravergine di oliva, colmando i ritardi e le contraddizioni presenti nella normativa dell’Unione Europea dove la Commissione ha recentemente dato il via libera alla proposta di regolamento sull'etichettatura obbligatoria dei prodotti industriali extra Ue ma si oppone incredibilmente all'obbligo di etichetta di provenienza per i polli venduti in Italia, introdotta dall'ordinanza del Ministero del Salute per fronteggiare l'emergenza influenza aviaria.
Sulla base di un sondaggio proposto agli internauti addirittura sul sito www.molinocasillo.it che fa capo all’imprenditore arrestato, l’82,7% degli Italiani ritiene che l’applicazione della legge che prevede l’indicazione dei luoghi di origine del grano sulle confezioni di pasta porterebbe benefici ai consumatori. Il grave scandalo che ha messo a rischio la salute dei cittadini, quindi, si sarebbe potuto evitare se si fosse data completa attuazione alla Legge 204 dell’agosto 2004 sull’etichettatura obbligatoria dell’origine dei prodotti agroalimentari, fortemente voluta dalla Coldiretti che ha provveduto a raccogliere con una petizione popolare oltre un milione di firme.
  

 ALL’INSEGNA DELLA QUALITA’ IL PROCESSO DI RIGENERAZIONE DELL’AGRICOLTURA ITALIANA 
L’Italia può “festeggiare” il quinto anniversario dalla scoperta del primo caso di mucca pazza, avvenuta in Lombardia il 14 gennaio 2001, con i primati raggiunti sul piano della qualità, sicurezza alimentare ed ambientale dall’agricoltura nazionale che ha fatto scelte di avanguardia con il divieto alla coltivazione di organismi geneticamente modificati (Ogm), la leadership europea nel biologico, nei prodotti a denominazione di origine e la piu’ bassa percentuale di residui da prodotti chimici nella frutta e verdura.
E’ quanto ha affermato il segretario generale della Coldiretti Franco Pasquali all’incontro promosso sabato 14 gennaio a Firenze dalla Fondazione Symbola su “Soft economy - quante divisioni ha la qualità italiana?”, nel sottolineare che il ritorno della fiorentina sulle tavole degli italiani a partire dal primo gennaio è solo l’aspetto più eclatante di un processo di rigenerazione sostenuto con decisione dall’agricoltura nazionale.
L'Italia dispone oggi di 4100 prodotti tradizionali censiti dalle regioni e il primato europeo di 153 denominazioni di origine riconosciute dall'UE (il 20% del totale comunitario) mentre nella coltivazione di prodotti biologici il tricolore, con un milione di ettari coltivati e quasi quarantamila imprese, è sul podio mondiale davanti a Stati Uniti e Brasile ed è preceduta soltanto da Australia e Argentina, tutti Paesi che hanno la disponibilità di terreni coltivati enormemente più grande di quella nazionale.