CONSORZIO VERDE CAMPANIA

Salta la navigazione e vai al contenuto

Home > Consorzio Verde Campania > Consorzio Verde Campania - Home

Consorzio Verde Campania - Home

newsletter n° 10 del 28 marzo 2006


Settimana dal 28 marzo al 3 aprile 2006
 
 A VENEZIA IL FORUM INTERNAZIONALE SULL’ENERGIA DEL FUTURO
“La nuova sfida che l’agricoltura italiana sta affrontando con tutta la filiera sta nell’impegno a rispettare l’obbligo scaturito dalla legge 81/2006 nella quale si prevede che "dal primo luglio 2006 i produttori di carburanti diesel e di benzina sono obbligati a immettere al consumo biocarburanti di origine agricola" "in misura pari all'1 per cento" che "è incrementata di un punto per ogni anno, fino al 2010". E' quanto ha affermato il presidente Paolo Bedoni al Forum Internazionale l'Energia del futuro promosso venerdì 31 marzo dalla Coldiretti con lo Studio Ambrosetti a Venezia al quale hanno partecipato tra gli altri Jeremy Rifkin,  Loyola de Palacio, Pier Luigi Bersani e Mario Baldassarri, ma anche imprenditori, economisti e ricercatori.
Secondo i calcoli presentati al Forum Internazionale dell’Energia con l’attuazione della legge nei serbatoi di tutte le auto dovranno essere aggiunte ai normali carburanti circa 400mila tonnellate di biocarburanti, come bioetanolo e biodiesel che possono essere ottenuti indirizzando a coltivazioni energetiche 273mila ettari di terreno nazionale, destinati peraltro a moltiplicarsi negli anni successivi per arrivare a quasi un milione e 400mila ettari nel 2010.
“Faremo tutti i passi necessari affinché si facciano i contratti di coltivazione aprendo un dialogo serrato con tutta la filiera per valorizzare una legge che ha incontrato un grande interesse nell’opinione pubblica per la capacità di conciliare - ha sottolineato Bedoni - la necessità di ridurre l’inquinamento atmosferico e di trovare fonti energetiche alternative al petrolio con l’offerta di nuove e importanti opportunità di reddito per le imprese agricole”.
La rivoluzione nel serbatoio è un determinante passo in avanti che è già stato sostenuto con la raccolta da parte della Coldiretti di quasi sessantamila firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare che l’introduzioni di sanzioni nel caso di mancato rispetto degli obiettivi fissati. L'Unione Europea prevede di utilizzare i biocarburanti per sostituire entro il 2010 il 5,75 per cento dei carburanti derivanti dal petrolio utilizzati per i trasporti per contribuire al raggiungimento del target fissato dal protocollo di Kyoto.
Un obiettivo rafforzato dall'ultimo Consiglio Europeo che ha previsto "di espandere l'utilizzo di biocarburanti nel settore dei trasporti, con la prospettiva di aumentare entro il 2015 la proporzione di utilizzo fino all' 8 per cento, attraverso un dialogo costruttivo con il settore petrolifero" anche perché secondo la Commissione con il prezzo del petrolio attorno ai sessanta euro al barile la produzione europea di biodiesel ottenuta dalle coltivazioni agricole è competitiva con il normale carburante già con le attuali tecnologie e senza considerare i minori costi ambientali determinati dalla riduzione dell'inquinamento.
E sulla necessità di trovare alternative energetiche si è detto convinto anche Jeremy Rifkin per il quale “l’importante è puntare su sistemi di alimentazione energetica da fonti rinnovabili, perché in ogni caso siamo molto prossimi al picco di consumo di combustibili fossili” mentre per la Loyola De Palacio “non si può pertanto trascurare nessuna soluzione concretamente attivabile nel settore energetico come “l’aumento della fonti rinnovabili ma anche la generazione nucleare abbandonando posizioni dogmatiche”, ma Gianni Silvestrini Direttore Scientifico, Kyoto Club ha precisarto che “negli ultimi 7 anni nel mondo le generazioni di energia da fonti rinnovabili sono aumentate del doppio rispetto al nucleare evidentemente perché il costo dell’energia prodotta dalle rinnovabili diminuisce in modo sempre maggiore rendendo meno interessante l’alternativa del nucleare”.
Come dimostrazione di innovazione tecnologica per combattere il caro petrolio e l'inquinamento e di valorizzare le risorse naturali è stata varata una imbarcazione alimentata ad energia solare nel Canal Grande a Venezia mentre altri esempi concreti sono venuti dagli studiosi che hanno evidenziato come da un ettaro di canna comune delle aree golenali sia possibile produrre biomasse sufficienti a garantire energia elettrica per le esigenze di una intera famiglia come pure dall'installazione di pannelli solari sul tetto di una stalla e dal biogas dei reflui prodotti da un allevamento di 10 mucche.
 

 OGM: CONFERMATO IL DIVIETO DI COLTIVAZIONI TRANSGENICHE
Con la firma, da parte del Ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno, della circolare con la quale viene confermata la moratoria relativa alla coltivazione di organismi geneticamente modificati, la coltivazione di Ogm rimane non consentita in Italia fino alla adozione degli strumenti normativi regionali idonei a garantire la coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e transgeniche ed alla individuazione di soluzioni adeguate tra Regioni confinanti per la gestione della coesistenza nelle aree contigue.
Lo ha segnalato la Coldiretti nel ricordare che, circa le soglie di tolleranza, rimane in vigore il decreto ministeriale 27 novembre 2003 che prevede l'assenza di organismi geneticamente modificati nelle sementi. Il mancato rispetto del divieto di coltivare Ogm comporta l'applicazione delle sanzioni previste dal decreto legislativo 24 aprile 2001, n. 212 secondo cui “chi mette in coltura prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate senza l'autorizzazione di cui al comma 2 è punito con la pena dell'arresto da 6 mesi a 3 anni o dell'ammenda fino a 100 milioni di lire''.
La circolare ministeriale, di cui si attende ora la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, viene a riportare chiarezza nella situazione giuridica determinatasi a seguito della recente sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di alcuni articoli della legge 5 del 2005 ("Disposizioni urgenti per assicurare la coesistenza tra le forme di agricoltura transgenica, convenzionale e biologica"), ribadendo la competenza regionale ai fini dell’adozione dei piani di coesistenza tra le forme di agricoltura convenzionale, biologica e transgenica.
  

 OLIO D’OLIVA: DOPO SASSO ANCHE CARAPELLI E’ IBERICA: SERVE L’ETICHETTATURA D’ORIGINE 
Con la definitiva cessione del marchio Carapelli al gruppo spagnolo Sos Cuetara è ancora più urgente introdurre l'obbligo di indicare in etichetta l'origine delle olive impiegate nell'extravergine commercializzato per impedire che sia spacciato come Made in Italy quello ottenuto dalla spremitura di olive spagnole. E' quanto ha sostenuto la Coldiretti nel commentare la cessione della Carapelli all' iberica Sos Cuetara.
Si tratta di una operazione che fa seguito all'acquisizione da parte dello stesso gruppo iberico del marchio Sasso e che conferma una strategia che punta sull'acquisizione di marchi storici nazionali da utilizzare per commercializzare la crescente produzione di olio spagnolo. Per questo bisogna intervenire immediatamente prima che si radichi definitivamente sui mercati internazionali un falso olio Made in Italy magari imbottigliato sul suolo nazionale e commercializzato con marchi storici italiani, ma ottenuto con olive straniere all'insaputa dei consumatori e con un grave danno al reddito delle imprese agricole italiane.
Una situazione che – ha evidenziato la Coldiretti - toglie spazio di mercato alla produzione nazionale perché sfrutta l'immagine positiva di un territorio e di uno stile ineguagliabili a vantaggio di alimenti che nulla hanno a che fare con il tessuto produttivo agricolo italiano. Una esigenza di trasparenza alla quale l'Italia deve al più presto rispondere con l'attuazione della legge 204/2004 che prevede l'obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti i prodotti agricoli di base utilizzati come già avviene per carne bovina, pollame, latte fresco, miele, uova, frutta e verdura fresche e a partire dal 15 giugno anche per la passata di pomodoro.
L'Italia è il secondo produttore europeo di olio di oliva dopo la Spagna con circa 250 milioni di piante per una produzione nazionale media di oltre 500.000 tonnellate e 37 oli extravergini riconosciuti dall'Unione Europea.